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Riduci i rifiuti e abbatti i gas serra: 5 suggerimenti prêt-à-porter

Ogni anno nella lista dei buoni propositi di tutti noi ambientalisti svetta la volontà di vivere in modo più ecocompatibile e ridurre i rifiuti. Per il bene individuale, ma anche e soprattutto per il Bene Comune. Questo impegno intellettuale, se inserito in un flusso di coscienza condivisa, potrebbe sfociare in una formidabile alleanza sociale. Un’alleanza capace di smuovere dal profondo, come il magma vulcanico nelle viscere della Terra, un sistema autodistruttivo.

L’Universo dello Sfuso si sta diffondendo velocemente e questo è un grandissimo passo avanti. Teniamo comunque sempre presente che acquistare sfuso non è l’unico modo per ridurre i rifiuti a monte e ridurre le immissioni di gas serra. Dovremmo integrare anche con altre buone pratiche. In questo articolo di blog desideriamo darvi qualche dritta.

1. Ridurre i rifiuti acquistando alimenti a medio-basso impatto ambientale

La sostenibilità alimentare è quella che genera cibi sani non solo per chi li consuma, ma anche per l’Ambiente. Un recente studio pubblicato su Nature Food sulla sostenibilità del sistema alimentare ha stimato che l’industria alimentare produce il 35% di tutte le emissioni mondiali di gas serra, ovvero 17.318 miliardi di tonnellate di gas. Di cui 9.796 miliardi sono da imputare all’industria dello sfruttamento animale, l’industria più incompatibile con la tutela del Pianeta che esista al mondo.

Cosa possiamo fare noi, lato consumatori, per ridurre i rifiuti e abbattere le immissioni di gas serra?

Sicuramente ridurre o, meglio ancora azzerare, il consumo di carne a favore di un’alimentazione basata su prodotti vegetali è la strada maestra, se vogliamo impattare positivamente e drasticamente sull’Ambiente. In ogni caso, se la carne proprio rientra nella nostra dieta, privilegiamo carni di animali allevati all’aperto e secondo uno stile di vita consono alla loro natura di esseri senzienti.

In generale, puntiamo su alimenti freschi e ortaggi di stagione. Un ortaggio sano è un ortaggio di stagione che non richiede plastica e calore artificiale per la propria crescita, come avviene nelle serre intensive. Queste ultime, oltre a essere riscaldate spesso e volentieri con combustibili fossili, sono veri e propri accumuli di plastica. Basti pensare al mare di serre concentrate nel Sud della Spagna, denominate El Mar de Plastico (guarda il video qui sotto).

Privilegiamo sempre la filiera corta. Una verdura e un frutto locali sono alimenti che non richiedono l’immissione di gas serra nell’ambiente per la loro movimentazione. In particolare non acquistiamo frutti esotici che non abbiano una certificazione ambientale comprovata. Perché spesso, oltre al già gravissimo problema dei gas serra, nascondono anche storie di monoculture desertificanti e di deforestazione, come riporta Greepeace (https://www.greenpeace.org/italy/attivati/non-mangiarti-le-foreste/).

Infine, puntiamo sul biologico e sul biodinamico. Si tratta di alimenti che scaturiscono dall’energia del Sole e dalla potenza della sostanza organica contenuta in quell’humus ricco di vita.  Si tratta di prodotti della Terra, non della manipolazione umana.

2. Stop agli imballaggi superflui

Occorre diminuire gli imballaggi adottando pratiche di acquisto coscienziose.  Non acquistiamo alimenti confezionati, scegliamo sempre lo sfuso. E laddove non è praticabile, optiamo per il prodotto meno imballato e meno inquinante possibile. Facciamo un paio di esempi:

  • L’acquisto delle uova. Incomprensibilmente esse vengono ancora vendute in contenitori portauova di plastica, oppure in cartone con cartoncino sovrapposto. Fortunatamente certi produttori prediligono confezioni in cartoncino senza ulteriore cartone sovrapposto. Quest’ultima, naturalmente, è l’opzione da sostenere.
  • L’acquisto della birra. La birra da 33 cl viene generalmente venduta con il cartoncino intorno a legare le singole bottigliette di vetro, mentre le bottiglie da 66 cl non sono imballate. È la seconda opzione, naturalmente, quella da privilegiare.

3. Prodotti (quasi) zero waste

L’Europa ha fissato gli obiettivi nella sua prima legge sul clima: riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e neutralità climatica entro il 2050. Per noi cittadini UE entrare come soggetti attivi in questa nuova fase significa adottare misure nella nostra vita quotidiana che siano allineate alla nuova giurisdizione. Ciò si traduce, per esempio, nell’intraprendere delle scelte ben precise nei nostri atti di acquisto.

L’indicazione primaria di Sfusitalia è quella di puntare sempre di più alla scelta di prodotti zero waste. Shampoo solido, bagnoschiuma solido, rasoio con lamette intercambiabili, dischetti struccati lavabili, detergente solido, coppetta mestruale, assorbenti lavabili sono solo gli esempi più comuni.

4. Ridurre i rifiuti con lo shopping di seconda mano

Ricorrere agli acquisti di ‘seconda mano’ è una delle attività di economia circolare che ormai è entrata nel modus vivendi degli italiani. Lo fanno sì per risparmiare, ma anche per ridurre i rifiuti ed abbattere le emissioni di gas serra.

L’acquisto e la vendita dell’usato ha avuto una forte accelerazione negli ultimi dieci anni, soprattutto negli anni della pandemia. Secondo quanto rileva l’Osservatorio Second Hand Economy condotto da Bva Doxa,  la community non solo cresce di anno in anno, ma si diversifica e sale per alcune categorie specifiche*, come quella dei laureati (66%), della GenZ (65%) e delle famiglie con bambini piccoli (63%).                     *Rilevazione anno 2020.

Online o di persona, si può acquistare di tutto, dai casalinghi all’informatica dai mobili ai libri passando per la telefonia. I riferimenti principali per Sfusitalia sono:

5. Autoproduzione

L’ultimo punto che Sfusitalia desidera trattare in questo articolo è anche il più divertente, si tratta dell’autoproduzione. Cos’è l’autoproduzione?…è un modo simpatico, economico,  gratificante e soprattutto eco-friendly per rifornirsi di beni. Considerandolo da un punto di vista più profondo, l’atto di auto-produrre significa fare un salto oltre la barriera, ovvero passare dal ruolo di semplici consumatori a quello di attori del sistema produttivo. Significa capire quello di cui abbiamo bisogno e trovare il modo meno impattante per realizzarlo. Significa rinunciare al superfluo  abbracciando il concetto di no waste. Significa, in ultimo, ridurre i rifiuti e abbattere l’immissione di gas serra.

Impariamo alcune facilissime autoproduzioni domestiche con acido citrico e percarbonato di sodio (acquistabile sfuso in alcuni negozi della mappa di Sfusitalia) seguendo Elisa Nicoli @autoproduco su Instagram.

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