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Apparecchiature elettroniche e rifiuti: alla scoperta dei RAEE

Sfusitalia ha deciso di dedicare un’intera settimana ai RAEE, ovvero i rifiuti di apparecchiature elettroniche, mettendo in luce le problematiche e le soluzioni di questo delicato tema. Seguici su Instagram per scoprire di più sulla tematica.

E’ iniziata ufficialmente la stagione degli acquisti: con i saldi autunnali alle porte e Natale sempre più vicino, la corsa ai regali è appena partita.

Tra le categorie in testa, continua a regnare l’elettronica: da smartphone, tablet e computer, ad elettrodomestici hi-tech. Insieme ai nuovi arrivi però non dobbiamo dimenticare di quelli obsoleti, perchè per ogni smartphone nuovo, se ne accumula uno vecchio nel cassetto, e così accade per tutta l’elettronica.

Secondo una ricerca IPSOS ERION, l’81% degli italiani possiede almeno un’apparecchiatura elettronica non utilizzata in casa (la media si aggira intorno a 6), e circa il 61% di questi possiede anche apparecchiature e device non funzionanti.

Perchè le nostre case sono dei cimiteri di apparecchiature elettroniche?

Semplice, perché non sappiamo cosa sono i RAEE.

I RAEE, sono i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche di cui il possessore intenda disfarsi in quanto guasta, inutilizzata o obsoleta e dunque destinata all’abbandono.

Fanno parte dei RAEE i grandi elettrodomestici come frigoriferi o lavatrici, apparecchiatura audio-video come monitor e casse, le fonti di luce come le lampadine e infine tutta l’elettronica ad utilizzo, come smartphone, tablet e cavi.

 
 
 
 
 
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Come smaltirli?

Secondo il report IPSOS ERION, il 23% degli italiani ha dichiarato di non sapere dove smaltirli, e il 15% ha invece dichiarato che l’isola ecologica di riferimento è troppo lontana da casa o difficile da raggiungere.

I dati sono ancora più preoccupanti quando si entra nella fascia d’età 18-26, la GenZ, ovvero la generazione che dovrebbe essere più cosciente sia della tecnologia e sia dei problemi ambientali che derivano da essa. Qui i dati indicano che ben il 30% dei giovani non sa dove gettare l’elettronica in disuso e non funzionante.

Il 40% dei ragazzi di età compresa tra 18-26 anni dichiara di aver gettato nell’indifferenziata o nella plastica i caricabatterie del telefono, rispetto al 18% nella fascia d’età tra 27-75 anni.

Screen dal report IPSOS ERION

Questi sono numeri indubbiamente preoccupanti, ma un lato positivo c’è: la fascia d’età più giovane è più propensa allo sharing della tecnologia in disuso rispetto alla fascia d’età più avanzata.

Il report dichiara “Guardando nello specifico alla lettura generazionale emergono però rilevanti differenze circa determinate abitudini/stili di vita: con i giovani che risultano significativamente più propensi alla condivisione (sharing/noleggio) e all’acquisto di prodotti riciclati e ricondizionati.

Cosa sono i prodotti ricondizionati?

I prodotti rigenerati o ricondizionati, sono prodotti elettronici di seconda mano come smartphone, tablet, computer ed elettrodomestici che, a differenza di quelli usati, sono ripristinati e rimessi a nuovo. Vengono venduti perfettamente funzionanti ad un prezzo scontato rispetto al nuovo, e con garanzia.

Acquistare rigenerato ha vari vantaggi: innanzitutto a livello di sistema operativo e di software, si hanno le stesse prestazioni del nuovo, ma ad un prezzo decisamente inferiore

Poi è sicuramente la scelta più sostenibile: acquistare rigenerato vuol dire acquistare un second hand con prestazioni da nuovo, e quindi qualcosa che è stato salvato dall’essere rifiuto per avere una seconda vita. Ogni smartphone nuovo ha alle spalle circa 80kg di CO2 di emissioni per la produzione, mentre uno smartphone rigenerato solo 24kg.

Marchi come Refurbed alimentano la crescita di un’economia circolare, senza limitarsi solo alla vendita di prodotti per telefonia, aprendosi anche ai mercati degli elettrodomestici e degli impianti audio-video. Insomma, tutto ciò che è apparecchiatura elettronica.

E se volessi dare una seconda vita ai miei dispositivi?

Tutti noi ci troviamo almeno uno smartphone inutilizzato a casa, che magari è funzionante ma obsoleto, oppure funzionante ma col vetro rotto.

Come fare in quel caso?

Sicuramente provare a portarlo nel negozio in cui lo si ha comprato è sempre una buona idea: diversi punti vendita hanno attivato il ritiro dei prodotti usati per recuperare componenti, un po’ come capita per le macchine.

Se però il negozio dove hai acquistato non eroga questo servizio, ci sono sempre associazioni esterne no profit come Jane Goodall che ritirano gli smartphone sia funzionanti che non, per ridurre l’impatto ambientale e riciclare i preziosi metalli contenuti all’interno.

Sito Jane Goodall

Se invece hai uno spirito creativo zero waste, esistono diverse app che possono dare una seconda vita al nostro smartphone che funziona, ma non del tutto.

Per esempio app come Anymote Smart trasformano il tuo smartphone in un telecomando universale con cui comandare la televisioni, il condizionatore piuttosto che l’impianto hi-fi.

Altre funzioni che possono avere i dispositivi funzionanti ma obsoleti sono: saponetta per l’hotspot, come sveglia/orologio digitale o timer da cucina.

Insomma, c’è ancora tanto da scoprire e soluzioni da trovare ai rifiuti RAEE, iniziare ad acquistare coscientemente la tecnologia in ottica zero waste può portarci verso un futuro in cui i trend di crescita dei rifiuti saranno finalmente in calo.

Leggi anche – Spesa con contenitori riutilizzabili: in Italia è possibile?

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